sabato 6 luglio 2013

Riforma o tranello?

Vivo in un Paese che, piuttosto che intervenire in maniera efficace sul problema della disoccupazione e del degrado del sistema scolastico, preferisce tagliare corto e dare incentivi a quei datori di lavoro che decidono di assumere giovani inoccupati e NON diplomati.
Vivo in un Paese che, impercettibilmente ma incessantemente, ha affondato il sistema scolastico, perché ha capito quanto possono essere aggressive, diffidenti, pericolose le persone che ragionano, che dubitano, che fanno domande e che chiedono risposte.
Nella mia Italia i ragazzi sono stati ridotti a questo: a non pensare.
Quando ascolto di sfuggita sul treno o alla fermata dell'autobus i discorsi dei ragazzi più o meno grandi non sento mai parlare di scuola, di lavoro, di libri, di musica.
I loro discorsi si riducono a quali app hanno scaricato di recente, a quale estetista sia meglio scegliere per le unghie ricostruite, a chi ha speso di più per le scarpe, a quanto hai bevuto o se hai provato tutte le droghe possibili o immaginabili.
Vedo ragazzi che in tutti i periodi dell'anno, anche quelli in cui io ricordo di avere dovuto studiare intensamente, sono in giro per la città a sporcare le sale d'attesa delle stazioni ferroviarie, a imbrattare muri e vetrine, a fumare, a rubare anche.
Ti prendono in giro se hai un libro dentro la borsa o leggi il giornale. Ti prendono in giro perché i loro genitori, i loro insegnanti non hanno mai trasmesso loro il ruolo fondamentale  che l'energia delle loro menti giovani e aperte può offrire al Paese. Quelli che studiano lo fanno perché provengono da famiglie abbienti e quindi non sarebbero abituati a fare camerieri, badanti o spazzini. Quelli che gli spazzini non li fanno credono solo di essere troppo belli e muscolosi o depilati al punto giusto per diventare "famosi".
L'Italia ha scelto di rinunciare alla potenza delle creatività, della incoscienza sana, della capacità dei suoi giovani.
L'Italia ha scelto di tenere alte la barricate dei palazzi del potere piuttosto che la fecondità di terre generose come le nostre giovani menti.
E se ci provi, se studi, se lavori per mantenerti gli studi, se leggi, se chiedi e se scrivi, ti punisce, ti emargina, ti dissemina trappole lungo il percorso affinché tu desisti.
Io scriverò e studierò e  sceglierò ancora se con quegli ultimi  dieci euro sarà meglio comprare un libro o farci la spesa. Mi illuderò ancora di potere cambiare il mondo, spererò ancora in una classe politica onesta e mi arrabbierò, protesterò fino a che la mia generazione si  capirà che un Paese non è di chi lo governa , ma di chi lo abita, fino a che capirà che essere cittadini significa contribuire alla crescita della nazione, valorizzare se stessi e il territorio in cui si è nati e si cresce, e che la politica significa confronto, scambio di idee, quindi non spegnete il cervello se volete potere intervenire e scegliere il futuro di questo Stato. Non cadete nel tranello del nuovo decreto. Continuate a studiare.